CON ARS EXCAVANDI SUONI E SEGNI NELL’ANIMA DI MATERA

CON ARS EXCAVANDI SUONI E SEGNI NELL’ANIMA DI MATERA

Articolo di giornalemio.it

Sorprende ma alla fine tutto torna. Come quello di trovare il nostro ‘’ cucù’’, il fischietto di terracotta tra i suoni, le immagini e le installazioni che dalle grotte e i siti del rupestre di Matera raggiungono quella di Lescaux o altri luoghi dell’area mediterranea, nel percorso temporale della mostra interattiva e reale Ars Excavandi, tra il Museo Ridola e gli ipogei di Palazzo Lanfranchi. Merito di intuizioni e del poliennale lavoro sul campo dell’architetto Pietro Laureano curatore della mostra che, nella lunga sequenza di video di taglio archeologico e antropologico, ha creato-insieme al tema dell’acqua- una attrazione nell’attrazione. Perché i suoni coinvolgono un po’ tutti, dai bambini (scontato) agli adulti. ‘’ Il cucù di Matera- riporta una schermata bilingue sul suono primordiale- ha forma di uccello, corna di toro, lira di Orfeo e Pitagora, esplosione di fauna e vegetazione e strumento musicale che emette il fuoco cosmico”. E ci hanno pensato i tamburi dei ”Tarantolati di Tricarico” a trasmettere il messaggio nella giornata inaugurale, alla presenza del ministro del Turismo e per i Beni culturali Alberto Bonisoli.

“Questa mostra –ha detto Laureano- ci trasporta in un mondo senza dimensione. Entriamo nel labirinto, in una caverna, in un tunnel spazio temporale in cui tutte le civiltà sono contemporanee e il tempo è una illusione. Alla ricerca delle origini di Matera, della città e di tutto il mondo rupestre, alle origini di quelle ragioni che l’hanno fatta iscrivere nel patrimonio tutelato dall’Unesco e di come dobbiamo operare per recuperare il nostro futuro , ritrovando nel passato le nostre radici. I popoli Koisan dicono “il passato è davanti a noi, il futuro è dietro le nostre spalle, perchè loro dicono il passato lo conosciamo e deve essere la guida per il futuro. Il futuro non lo vediamo è dentro il nostro cervello. Nel passato antico capiamo come si è evoluta l’umanità. Gli uomini delle caverne sono sopravvissuti grazie alla cooperazione. Nella mostra mostriamo come i Neanderthal si son fusi, accoppiati con i Sapiens. Non si sono combattuti. Abbiamo nel nostro Dna quello dei Sapiens. E’ grazie alla cooperazione è che l’umanità è sopravvissuta. E avere una percezione differente, avere una percezione del mondo della natura gli ha permesso di creare tutte le invenzioni che adesso utilizziamo. Nella mostra ci interroghiamo su invenzioni, arte, pensiero simbolico Questo tipo di percezione è quello che oggi dobbiamo ritrovare. Nella mostra vediamo come attraverso il tempo si sono succedute catastrofi e noi siamo arrivati alla potenza distruttiva che abbiamo adesso. La nostra tecnologia puo’ distruggere il mondo. Se non impariamo a utilizzare in maniera diversa il mondo’’. Ed è uno dei ricorrenti ‘S.O.S’’ che Pietro lancia sullo sfascio che idrogeologico, l’innalzamento della temperatura del Pianeta e sugli interventi di restauro che lasciano non poche perplessità. E’ per questo che occorre scavare, fare ricerca, interrogarsi che è il nome- tema di Ars Excavandi.

 “Ars Escavandi- aggiunge Pietro Laureano- è l’arte dello scavo dalla preistoria. Incisione per mettere il nome sulla parete , disegnare un animale o il Big Ben cosmico. Si scava nella roccia. E scavare nella conoscenza ed è quello che ho fatto. Nella mostra abbiamo il racconto sula percezione. Abbiamo messo la Caverna, la caverna del mito di Platone. Siamo ombra, apparenza di quello che c’è dietro, che dobbiamo capire. Forse tutto l’Universo è un ologramma. E’ fatta tutta di proiezioni che arrivano da fuori e crea tutto questo mondo fittizio. C’è un olobox una macchina oleografica dove presentiamo qualcuno dei più bei reperti del Museo Ridola, cioè una selce paleolitica del 15000 avanti Cristo, del gravettiano, già incisa, già una forma d’arte e alcune delle bellissime ceramiche di Serra d’Alto. E cioè un’ansa e una figura quasi aniconica, il viso che quasi non c’è ma con pochi tratti ha una espressione straordinaria. Ho voluto fare questa mostra nel Museo ”Ridola” – ha concluso-perchè deve essere il museo della città di Matera, di tutti i materani della nostra storia. E tutti i cittadini temporanei devono venire a visitarla. Voglio creare un richiamo, un appello e un monito. Facciamo così i nostri musei, belli, visitabili, interessanti”. Un auspicio.

 La mostra continua tra festoni colorati negli ipogei sottostanti Palazzo Lanfranchi, raggiungendo la massicciata pericolosa e disconnessa di Calata Ridola, indicata e non solo dai turisti come uno dei ‘’nei’’ dell’Amministrazione comunale ancora irrisolti per Matera 2019. Il rischio di cadere e farsi male (pensate agli anziani e a quanti hanno difficoltà deambulatorie ) c’è tutto. La visita agli ipogei, estesi per circa 500 metri, i richiede tanta accortezza. Il percorso è ripido e le scale mostrano l’usura del tempo. Ma la discesa , a temperatura da cantina, vale l’impresa. I luoghi si collegano a un versante di ipogeo, che si affaccia su via Casalnuovo di proprietà privata adibita a cantina. Tant’è che è possibile osservare damigiane, botti, bottiglie e l’immancabile cisterna I proprietari Angela e Giuseppe Loperfido l’hanno messa a disposizione gratuitamente per un anno proprio per Matera 2019. Enzo Viti, che per Matera Upsidedown si occupa di progetti, rilievi e plastici, e Teresa Lupo per Matera sotterranea di ricerca storica e architettonica, hanno realizzato un plastico bianco dei Sassi e altri aspetti didascalici che danno continuità ‘’de visu’’ a quanto promosso per ‘’Ars Excavandi’’ con Polo Museale di Basilicata e Fondazione ‘’Matera-Basilicata 2019’’. I luoghi che durante il secondo conflitto mondiale furono adibiti a rifugio antiaereo, come riportano scritte graffiti con la data del 1943, ospiteranno anche delle installazioni come ci conferma il giovane architetto della Fondazione Mauro Acito. Anche lui ci parla con passione di questi luoghi, che parlano della vera anima della città, aldilà dello stereotipo di un turismo cartolina limitato a due ore e all’immancabile selfie ( ci mancherebbe altro) da piazzetta Pascoli. Visitare mostra e ipogei è un tuffo nel passato che val la pena fare. E’ l’acqua della memoria….

Per vedere la versione integrale dell’articolo cliccare qui: giornalemio.it

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Articolo ANSA: ‘Ars Excavandi’ per scoprire la storia di MateraIPOGEA Mostra Ars Excavandi, Ipogei Lanfranchi, Matera capitale della Cultura Europea 2019