LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – “Unesco, Sassi a Rischio”

Problemi anche sui trulli. “Colpa degli amministratori”
Da Gazzetta del Mezzogiorno
Quotidiano di Puglia e Basilicata Dicembre 2002
(pag. 6)

Unesco, Sassi a rischio
Problemi anche sui trulli. “Colpa degli amministratori”

INTERVISTA/ Parla l’urbanista Pietro Laureano. Candidate anche le gravine del Tarantino

di Gianluigi de Vito

Pietro Laureano è architetto e urbanista. È consulente Unesco per le zone aride, la civiltà Islamica e gli ecosistemi inpericolo. Ha lavorato permolti anni nel Sahara e coordinato progetti in Algeria, Giordania, Yemen e Etiopia. È autore dei rapporti che hanno portato all’iscrizione dei Sassi di Matera e del Parco del Cilento nella Lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Ora sta preparando il rapporto sulle gravine tarantine. È rappresentante italiano nel comitato tecnico scientifico della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione, e come presidente del Panel per le conoscenze tradizionali ha promosso una banca dati mondiale sul sistema dei saperi locali.
Insegna Storia della città e del territorio alla facoltà di Architettura del Politecnico di Bari.
Lo abbiamo intervistato. La vedono su e giù per le gravine della Murgia tarantina.

Come mai?
“La provincia di Taranto mi ha afTidato la proposta di candidare le gravine alla lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. E dovesse arrivare l’iscrizione sarà un allargamento anche della candidatura di Matera perché i caratteri portanti presenti nelle gravine dell’arco ionico, da Gravina di Puglia a Ginosa, a Castellaneta, Massafra, Palagianello fino a Grottaglie, sono gli stessi”.
Matera e l’Unesco. Entriamo nel decimo anno dall’iscrizione dei Sassi nella Lista del patrimonio mondiale dell’umanità. Un bilancio.
“Per la città è slato un suc cesso. Si ricorda? Nel 93 l’inserimento di Matera nel Patrimonio mondiale ell’Unesco non era affatto scontato>.
Certo, i “gioielli Italiani” col marchio Unesco erano si pochissimi e tutti da Roma in su. Però l’impressione che si ricava guardando il “divertifìcio” creato nei Sassi è che l’iscrizione al Patrimonio mondiale sia stata un’operazione di immagine servita a fare cassa coi turisti e a strappare qual set e vip in più. Ma la valorizzazione culturale? “Il decimo anno è di verifìca. Bisogna fare un monitoraggio di tutto quello che è stato operato, come si è intervenuto e dove si è intervenuto da quando la città è stata inserita, perché quando un bene entra nella lista del Patrimonio mondiale dell’urnanità si frma una convcnzione in cui lo Stato si impegna a rispettare dcterrninate cose. E cioè si impegna a garantire la conservazione del bene protetto, a darne visibilità, a renderlo aperto e fruibile a chiunque. Tutti valori che erano stati indicati ma che a Matera non sono stati resi. Abbiamo una città che dalla preistoria ha tramandato dei modi di abitare basati sul ri-
sparmio delle risorse, sulla raccolta dell’acqua e sulla sostenibllità. Questo scenario di valori a Matera doveva essere reso fruibile. E invece è ancora occultato”.

Che cosa succederà?
“Che la verifica può portare a una cancellazione dei Sassi dalla lista dell’Uncesco”. Lacolpa? “Del cementifìcio che sta mangiando la preistoria, triturando i villaggi neolitici. Per girare 11 film di Mel Gibson son state riprodotte fortificazioni false, ma esistono quelle vere e nessuno si cura di restaurarle e di valorizzarle. Non ci sono studi concreti su questi aspetti, non conosciamo niente delle città classica. Vuole un paradosso?
Matera non è mai stata inserita nella lista dei beni culturali italiani, non è ancora vincolata dalle Soprintendenze. Chiunque può fare quello che vuole. La strada che doveva essere la via artigianale, quella dei negozi, via Fiorentini, è sempre chiusa, perche a le concessioni sono state date a chi artigiani non erano. Abbiamo chiese rupestri massacrate, la masseria Radogna rifatta con il cemento, i muri a secco nel Parco fatti col cemento”.
Allora mi da ragione?
Non si è creduto molto nella carta-Unesco? “Chi non ha creduto nell’inserimento Unesco è perché non crede nei “Sassi città“.
Penso che tutta l’idea Unesco non sia stata mai veramente accettata, piuttosto sia stata subita e poi cavalcata di fronte al successo. Sassi città significa una città che dalla preistoria arriva fino alla modernità, una città della pietra che diventa città sostenibile.
E invece si fa la Matera del passatismo, dei bar, delle passeggiate, dell’estetismo delle cantine o della miseria conta dina. Cosi come non è stata accettata l’idea che Matera diventi una sede di una delle agenzie delle Nazioni Unite.
Matera sede di un’agenzia Onu?
“Questa possibilità è concreta, è stata portata avanti dal governo Prodi e ribadita con forza dall’attuale governo che vuole che Matera abbia un ufficio delle Nazioni Unite riferito allo sviluppo delle conoscenze tradizionali. Un’idea sostenuta dalle stesse Nazioni Unite, ma che non ha nessun appoggio locale”.
E perché?
“Qui funziona ancora il clientelismo e il nepotismo. Che poi sono il limite di tutto il Sud. La classe dirigente gli interessi locali non hanno consentito di confrontarsi subito con un ottica internazionale, cimentandosi con un programma di conservazione reale, di spessore, con la necessità di far diventare questa città abitata e funzionale coniugando le necessità della conservazione con quelle del progresso.Questo avrebbe creato risorse incredibili, dai piani Urban all’agenda 2000.
All’ultimo vertice Unesco di Venezia. 8 città si sono presentate con l’organizzazione di convegni, protocolli di ac cordi internazionali. Matera non era presente e l’amministrazione ha delegato a gestire questa cosa a persone che del’Unesco non ne sanno nulla”.
Scusi, Laureano, ma allora il successo del quale parlava prima?
“I materani hanno investito nei Sassi, ci hanno creduto e sono tornati ad abitarli. Questa è una presenza vitale, ma che impone anche che i Sassi stessi siano sempre più abitabili, sgomberi di automobili.
Presuppone l’idea di una città con un piano di mobilità all’interno, completamente pedonalizzata, ma con sistemi avanzati come possono essere gli ascensori verticali.
Ma questi processi devono essere guidati e l’amministrazione deve esercitare il controllo perché poi ci sono privati che fanno disastri: sopraelevazioni, tetti e sottotetti. E il modello di recupero delle città arcaiche, delle città di pietra, scompare. Un modello che invece vale per tutte le gravine cosi come per altre parti del mondo, perché abbiamo sistemi di arte rupestre in tutto il Nord Africa e fino alla Cina. Interventi di qualità su Matera, che affrontassero questo tipo di tematiche, sarebbero state per l’Unesco esperienze pilota”.
Spostiamoci un attimo.
Alberobello. Anche i Trulli rischiano una retrocessione?
“Li la situazione è ancora più negativa. Il rischio di Matera è che prenda proprio la direziono di Alberobello, tra sformandosi in una città che fa vendite di oggetti industriali che non hanno alcun rapporto con la creatività locale. Per Alberobello, a mio giudizio è stato commesso un errore di fondo: andava inserita tutta la Valle d’Itria”.

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